Nella notte fra il 27 e il 28 luglio 1922 un nutrito gruppo di fascisti guidati da Italo Balbo riuscì a introdursi nel palazzo della Federazione delle Cooperative di Ravenna e ne occupò locali. Gli squadristi devastarono e bruciarono quasi interamente tutto quanto vi era contenuto. Questo dolorosissimo evento, già noto e ampiamente discusso nella storiografia, di grande rilevanza per la storia della città, si inseriva in un clima politico nazionale ben preciso che porterà dopo pochi mesi alla marcia su Roma.

In questa mostra virtuale lo raccontiamo tramite la documentazione processuale del Tribunale di Ravenna, in particolare nel fascicolo del giudice istruttore, recentemente identificato nel corso del lavoro di riordino dei fondi giudiziari conservati presso l’Archivio di Stato.

Il procedimento, che ha prodotto un fascicolo di circa centottanta pagine, contiene la relazione della Questura, le dichiarazioni dell’allora presidente della Federazione, Nullo Baldini, e la dettagliata perizia dei danni subiti dalla sede. E segnala anche il surreale esito della barbara vicenda: l’amnistia generale di tutti i reati commessi, considerati comunque come compiuti da “ignoti”.

Il giudice istruttore

Il giudice istruttore era una figura introdotta dal Codice di procedura penale del 1865, e sostituito nel 1988 dal giudice per le indagini preliminari e dal giudice per le udienze preliminari. Il suo compito era occuparsi della fase istruttoria, raccogliendo le prove ed emettendo ordinanze, decidendo cioè dell’avvio o meno del processo a carico di un imputato.
Durante l’istruttoria, fase scritta e segreta del processo, il giudice istruttore raccoglieva le prove, conduceva le indagini con l’aiuto della polizia giudiziaria e interrogava testimoni, anche senza la presenza dell’avvocato della difesa. Alla fine della fase istruttoria veniva emessa un’ordinanza di rinvio a giudizio o di non luogo a procedere.
Strettamente legato alla figura del giudice istruttore era quella del Procuratore del Re (divenuto poi Procuratore della Repubblica) che avviava l’azione penale, e partecipava al processo come pubblica accusa e, infine, si occupava dell’esecuzione delle sentenze.

Gli archivi dei giudici istruttori sono ancora poco studiati e spesso non vengono neppure versati dai Tribunali agli Archivi di Stato. Tra le loro carte si possono trovare tutti i procedimenti che non hanno avuto esito nella fase del processo; quelli “archiviati” perché contro ignoti o per non luogo a procedere o per amnistia; fascicoli che possono includere le prove materiali (fotografie, rilievi, calchi, pallottole, bossoli…); nonché testimonianze, verbali e risultati di indagini che, per quanto inconcludenti sul piano giudiziario, rappresentano una fonte ricchissima, spesso inedita, per lo storico e lo studioso.

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