L’Alighieri non arrivò però a Ravenna solo, ma era accompagnato dai suoi tre figli, Jacopo, Pietro e Antonia, ed è certo che almeno a partire dal 1315 il poeta divise con loro la sorte e, forse, anche l’abitazione. Si però tratta di un periodo per noi molto oscuro: l’Alighieri nei suoi scritti evitò di inserire anche occasionali riferimenti alla sua vita familiare.

Lo stesso fecero Pietro e Jacopo, che nelle loro opere furono sempre attenti a non lasciarsi sfuggire neanche il minimo dettaglio sulla vita privata del padre o sul suo carattere, trattando della figura paterna con reverenza, ma anche con distacco, come se si trattasse di un autore conosciuto soltanto attraverso lo studio.

Una delle più importanti tracce dirette della presenza della famiglia di Dante a Ravenna si trova in un documento rogato dal notaio Bartolomeo di ser Gregorio Aldrovandi, datato 21 settembre 1371, in cui Donato Albanzani, dottore di retorica e grammatica, consegna da parte di un anonimo amico tre ducati d’oro al monastero di Santo Stefano degli Ulivi, istituzione designata erede universale di suor Beatrice, figlia di Dante Alighieri.

Fu individuato e segnalato per la prima volta da Silvio Bernicoli. Grazie a questo documento possiamo dedurre che Dante giunse a Ravenna, oltre che con Pietro e Jacopo, anche con l’unica sua figlia femmina, AntoniaQuest’ultima continuò probabilmente a vivere in città e – forse soltanto dopo il 1332 – prese i voti ed entrò nel monastero ravennate di Santo Stefano degli Ulivi, dove le fu imposto il nome di Beatrice. Il documento ci permette anche di identificare con il 21 settembre 1371 la data ante quem per la morte di suor Beatrice.

Secondo un documento oggi scomparso, ma menzionato in due occasioni tra il XVIII e il XIX secolo, nel 1350 Giovanni Boccaccio avrebbe dovuto consegnare a suor Beatrice dieci fiorini d’oro da parte dei Capitani della compagnia di Orsanmichele. Questa circostanza ha fatto ipotizzare che per ragioni sconosciute Boccaccio abbia consegnato quanto doveva con ventun anni di ritardo.
La registrazione dell’atto si trova nella carta 196v del volume 20 dell’Ufficio del memoriale di Ravenna, l’ufficio istituito nel 1352 da Bernardino da Polenta per la registrazione di tutti gli atti notarili, sull’esempio dell’esperienza bolognese e di molte altre realtà comunali emiliane. Il compito di tale ufficio era quello di registrare le informazioni essenziali degli atti notarili rogati nel territorio ravennate e conservarli in un archivio pubblico. Oggi la documentazione dell’Ufficio del memoriale è conservata all’interno del fondo dell’Archivio notarile distrettuale di Ravenna. Oltre alla testimonianza su suor Beatrice, in questo registro sono contenute numerose attestazioni di Menghino Mezzani.

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