La notte fra il 19 e il 20 novembre 1924 ignoti ladri riescono ad introdursi nel Museo Nazionale di Ravenna, rompono una teca di vetro contenente alcuni frammenti della cosiddetta “Corazza di Teodorico”, e ne trafugano la maggior parte, assieme ad altri preziosi reperti. Questo l’elenco degli oggetti rubati tratto dal verbale della Questura (Questura di Ravenna al Procuratore del Re, 20 novembre 1924): “avanzi della cosiddetta Corazza di Teodorico a filigrana di oro intarsiata con granata, in sei pezzi a forma di D maiuscole alte circa centimetri 21 e larghe 7, due frammenti di diadema bizantino in laminette d’oro, orecchini con armatura di ottone e turchesi, un anello d’oro basso con perla e due granate; un orecchino d’oro bizantino; un anello d’oro con granata, un anello di lega oro e argento con cameo avorio rappresentante una vestale; un sigillo medievale di Ravenna raffigurante Porta Aurea.”

Nel luogo del crimine gli investigatori trovano uno scalpello spezzato, un chiodo da maniscalco, e una copia gualcita del giornale “Avanti!”. Furono subito indagati per il furto Antonio Bari, Raffaele Crulli detto Nello, e Giovanni Diversi, “alto, grosso, robusto, di anni 28 circa” (p. 30), tutti pregiudicati. Antonio Bari, “individuo di cattiva condotta, vizioso e scaltro” (p. 117) era un soldato di stanza a Ravenna, mentre Crulli risultava già congedato e tornato presso Città di Castello, sua abituale dimora. Testimone chiave la prostituta Maria del Carmine, detta Bruna: tutti gli indagati erano frequentatori della casa di tolleranza in via Calcinelli 24 dove ella lavorava.

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