Ravenna – Sistemazione della Zona Dantesca

La pianta, databile al 1935, mostra l’assetto che la Zona dantesca avrebbe dovuto avere al termine dell’intervento evidenziando, attraverso l’uso di una differente cromia, lo stato di avanzamento dei lavori. Da notare in particolare la nuova “Piazza del Littorio” (denominazione data in epoca fascista all’attuale Piazza dei Caduti per la Libertà) che, aperta in questi anni demolendo alcuni edifici preesistenti, fu uno dei punti attorno a cui gravitò la sistemazione dell’area dantesca, pensato per accrescere l’aspetto monumentale di quella porzione del centro urbano.

Ravenna – Sistemazione della Piazza Littoria

La pianta, seppur non datata, è collocabile successivamente alla precedente mappa e testimonia come, anche dopo l’inaugurazione della Zona dantesca nel settembre del 1936, l’area mantenne la propria centralità, rimanendo il fulcro degli interessi dello sviluppo urbanistico di Ravenna. Come per Piazza Littorio, si noti il nome che, nei progetti elaborati in epoca fascista, doveva assumere l’attuale via De Gasperi, allora denominata “Via dell’Impero”.

Lettera del Podestà di Ravenna Andrea Cagnoni al Prefetto di Ravenna del 24 agosto 1932

Da questa lettera del Podestà di Ravenna si desume come la sistemazione della Zona dantesca fu una vicenda lunga e dibattuta, che vide l’avvicendarsi di diversi progetti e successive elaborazioni, testimoniando come almeno sin dall’estate del 1927 l’Amministrazione comunale di Ravenna avesse sollecitato presso il Governo la questione, evidenziando la necessità di creare “una zona immune, una zona di silenzio” attorno alla Tomba di Dante. In seguito a tale appello, il Ministro della Pubblica Istruzione Pietro Fedele aveva provveduto ad affidare l’incarico all’architetto Gustavo Giovannoni il cui primo progetto è da segnalare perché prevedeva, fra i vari interventi, la demolizione del tempietto del Morigia, ritenuto inadeguato alla levatura dell’Alighieri, e la sua sostituzione con un sacello in pietra d’Istria con alla sommità un’edicola sormontata da una cuspide sorretta da colonne.

Lettera del Ministro dei Lavori Pubblici alla Prefettura di Ravenna del 24 gennaio 1933

Da questa missiva dell’allora Ministro Araldo Crollalanza emerge chiaramente come la questione della sistemazione della Zona dantesca avesse assunto una rilevanza nazionale, tanto che i diversi progetti proposti furono inviati al vaglio del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle arti. Nelle sue determinazioni il Consiglio raccomanda di non sostituire le “umili case tranquille” con “palazzi che hanno pretese architettoniche in evidente contrasto con la composta e severa facciata della Chiesa di San Francesco”, ribadendo il concetto di “zona di silenzio”, intesa quale cornice sobria e dignitosa che doveva circondare la tomba dantesca. È quindi in questo senso che va inteso, nelle parole del Consiglio, l’uso del termine “modesto” riferito al sacello dantesco, vale a dire semplice nelle linee e nella forma.

Verbale della seduta della Commissione artistica di vigilanza del 16 settembre 1933

Il 17 maggio 1933 il Ministro dei Lavori Pubblici istituì una commissione per sovrintendere alla parte artistica delle opere da eseguirsi attorno alla Tomba di Dante di cui facevano parte, fra gli altri, Corrado Ricci e l’allora Ministro di Stato Luigi Rava. Fra i diversi verbali della Commissione che si conservano vi è quello della riunione del 16 settembre 1933 che testimonia chiaramente come obiettivo dell’intervento fosse quello di creare un’area isolata. Erano previsti infatti due cancelli che separassero il sepolcro dalle due vie di accesso: via Dante e via Guido Da Polenta, conferendo alla zona una dimensione di raccoglimento e meditazione tramite la creazione di un giardino ornato di cipressi, pini, alloro e mirto, tutte piante dal chiaro significato metaforico. Il cipresso simboleggia l’immortalità e la vita eterna, il mirto ha una valenza funebre, il pino rimanda alla pineta di Classe, luogo caro a Dante nella Commedia, l’alloro che cinge il capo del Poeta, ne rievoca la figura.

Ravenna – Sistemazione della Tomba di Dante – Veduta del Sacello

La stampa fotografica, che riproduce un disegno di Giorgio Rosi, raffigura la visione che da Piazza San Francesco si sarebbe dovuta avere della Tomba di Dante e dell’adiacente Quadrarco di Braccioforte, un antico oratorio che, secondo una leggenda riportata sin dal IX secolo, deve il suo nome a un giuramento prestato da due fedeli invocando il “braccio forte” del Signore, la cui immagine era dipinta nel luogo.

La raffigurazione è caratterizzata da un tratto evocativo che ben si addice all’atmosfera di quiete che nelle intenzioni della Commissione artistica si voleva dare alla nuova Zona dantesca.

Variante alla Zona Dantesca – Prospettiva da via Mazzini

Questo disegno a matita raffigura un progetto per il prospetto della nuova Biblioteca di storia contemporanea intitolata ad Alfredo Oriani e la cui costruzione, edificata nel sito dove sorgeva la cinquecentesca Casa Rizzetti (edificio noto a Ravenna per aver ospitato Lord Byron nel 1819), fu uno degli interventi su cui si incentrò la sistemazione della Zona dantesca. La fotografia che accompagna il disegno mostra lo stato del cantiere nel 1935.

Per Dante e per la zona dantesca a Ravenna (1932)

Luigi Rava tratteggia nel suo “Per Dante e per la zona dantesca a Ravenna” il progetto, dibattuto e maturato nel tempo, della trasformazione della Zona dantesca. L’estratto del contributo pubblicato sulla rivista Cultura Moderna (Anno XLI-1932) viene donato con nota autografa dell’autore a Sergio Dompieri, Prefetto di Ravenna.

Visita del Duce alla zona dantesca

Lunedì 15 aprile 1935 il Duce, accompagnato da donna Rachele, viene in visita ai lavori di trasformazione della Zona dantesca. La notizia con ampia eco sulla stampa è riportata il 20 aprile 1935 sulla prima pagina de “La Santa Milizia”, settimanale della Federazione provinciale fascista e della Federazione dei sindacati fascisti della provincia di Ravenna.

Condividi