L’assalto alla sede della Federazione delle Cooperative

I disordini politici in Romagna dal 1920 al 1921

I disordini dovuti allo scontro con le bande fasciste cominciano a presentarsi già negli anni immediatamente precedenti alla devastazione della Federazione, in particolare nel 1921 nel corso della celebrazione dei seicento anni dalla morte di Dante; si tratta della cosiddetta “marcia su Ravenna”. Tremila camice nere giungevano in città per “l’omaggio  al sommo poeta”, dedicandosi in realtà alla distruzione di numerose organizzazioni socialiste e comuniste. Col pretesto di un presunto colpo di pistola sparato sui fascisti (in realtà esploso dagli stessi fascisti contro un tesserato della Camera per il lavoro) intrapresero numerose azioni punitive che andarono a colpire sedi di sindacati, vari circoli politici e la stessa sede della Federazione della cooperative.

Le prime avvisaglie della violenza fascista erano in realtà già del 1920, ma né i repubblicani né i socialisti le presero sul serio; è dall’anno successivo che la gravità della minaccia fascista viene pienamente riconosciuta. Troviamo testimonianze delle violenze perpetrate a danno delle Case del Popolo e di cooperatori e di esponenti socialisti nelle carte dell’Archivio di Gabinetto della Prefettura (b. 12). La situazione è talmente drammatica che il Ministero dell’Interno affida la gestione dell’ordine pubblico della provincia direttamente al Prefetto di Bologna.

15 settembre 1921: la Federazione delle Cooperative della provincia di Ravenna scrive al Prefetto evidenziando che “fra le masse operaie serpeggia vivo fermento […] Se a Ravenna esiste ancora qualcuno che ha tenue senso di responsabilità dovrebbe rendersi conto della gravità della situazione e provvedere”.

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