Repubblicani e socialisti

I due principali partiti di massa nel Ravennate fra ottocento e primo novecento erano il partito socialista e il partito repubblicano. La peculiarità del partito socialista ravennate era la forte presenza del bracciantato e la sua influenza nella direzione politica, sempre caratterizzata da un deciso massimalismo. Questo estremismo ha spesso reso difficili i rapporti col partito repubblicano, più vicino ai piccoli proprietari terrieri, agli affittuari e ai mezzadri, che specialmente nel periodo fra le due guerre iniziano a nutrire una crescente diffidenza per i socialisti e per i loro ideali percepiti come autentiche minacce alla proprietà privata.

Sebbene non manchino i punti di contatto fra i due partiti, che in diversi momenti storici si sono trovati fraternamente alleati, non sono mancati fra loro aspri confronti, anche violenti. Questa ambigua distanza, ulteriormente rafforzata dalla presenza all’interno del partito repubblicano di un’ala fortemente conservatrice, è stata, a detta di diversi interpreti, uno degli strumenti principali usati dal fascismo per la sua “conquista” della Romagna nei primi anni del primo dopoguerra.

La cooperazione ravennate

La situazione economica del dopoguerra aveva fatto aumentare enormemente il numero dei braccianti. Si trattava di una offerta di lavoro che non poteva essere riassorbita da mezzadri e affittuari, non sempre in condizioni economiche tali da poter assumere manodopera.

La soluzione della cooperazione dava la possibilità a gruppi di braccianti di ottenere importanti appalti di lavori pubblici, consentendo alla fasce più disagiate della popolazione di trovare lavoro e sostentamento: le cooperative come soggetto economico riescono ad avere importanti commesse per impiegare i propri soci che diversamente non avrebbero la possibilità di sostenersi.

Nel 1883 nasceva la prima cooperativa fra braccianti operai (Nullo Baldini ne era allora il segretario), e nel 1902 il fenomeno si era talmente espanso che venne creata la Federazione delle Cooperative per disciplinare l’assunzione nelle cooperative e per ripartire i lavori disponibili. Nel 1910 i repubblicani si staccarono dalla struttura originaria per creare loro cooperative (le cosiddette “cooperative gialle”).

Le differenze politiche fra i due schieramenti, e la divisione economico sociale che si rifletteva nella divisione e nella concorrenza fra le due federazioni di cooperative, crearono le condizioni per una più efficace vittoria dei fascisti. Nel maggio del 1922 nasceva anche a Ravenna l’Alleanza per il lavoro fra socialisti e repubblicani, una unione fra le due forze politiche con un chiaro indirizzo antifascista. Ciononostante, c’erano stati diversi contatti e avvicinamenti fra il fascismo e l’ala più conservatrice dei repubblicani, rappresentata a Ravenna da Pietro Biondi, a capo del consorzio cooperativo repubblicano fino al giugno del 1922.

La strategia dei fascisti, come risulta molto chiaramente anche dai diari di Italo Balbo, era quindi quella di colpire i repubblicani, facendo contemporaneamente pressione sull’area più conservatrice del partito, per farli sganciare dall’Allenza per il lavoro  e avere così mano libera per l’assalto ai socialisti, alle loro strutture organizzative e alle loro cooperative.

Nullo Baldini

Nullo Baldini
fonte Camera dei Deputati

Nullo Baldini nasce a Ravenna il 30 ottobre 1862, da una famiglia di piccoli commercianti di grano. Frequenta l’Istituto Tecnico (che oggi prende il suo nome), e dopo una primissima militanza repubblicana si avvicina al socialismo tramite Alessandro Costa. Fece parte del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, e in seguito del Partito Socialista italiano. Fu anche arrestato per la sua opera di propaganda socialista. Ma più che nella politica l’opera e la figura di Baldini viene sempre più riconosciuta e apprezzata nel mondo della cooperazione.

Alla guida della Federazione delle Cooperative Baldini ottenne importantissimi lavori di bonifica, come la famigerata bonifica di Ostia, che tanto costò anche in termini di vite umane, ma che accrebbe il prestigio e il patrimonio del consorzio. Eletto deputato dal 1919 al 1924 costituiva con Turati, Treves e Prampolini il Partito Socialista Unitario guidato da Matteotti.

Ammirato e rispettato anche da avversari esterni ed interni del partito (Baldini non era mai stato affine all’area estremista dei socialisti, particolarmente forte nel ravennate), si trattava di un personaggio troppo noto anche a livello nazionale per subire un diretto attentato da parte dei fascisti, che infatti lo fecero uscire indenne dalla sede della Federazione la notte dell’attentato.

Rimosso dal suo incarico durante il regime fascista nel 1924 rimase in esilio in Francia fino al 1941, dove organizzò le cooperative degli emigrati italiani con grande successo.

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