L’assalto alla sede della Federazione delle Cooperative

Il fascicolo del Giudice Istruttore: la deposizione di Nullo Baldini

“Prevedendo che l’assalto dovesse aver luogo nel giovedì […] io rimasi permanentemente nella sede”. Sulle 19 un primo assalto viene respinto dalla forza pubblica. A seguito di una suo telefonata alla Questura, venne un plotone di fanteria che si installò sul terrazzo con l’ordine di sparare in aria nel caso si fosse avvicinato qualcuno per entrare. Dopo poco però lasciano il posto perché non autorizzate dal Comando. Da quanto risultò in seguito rimasero solo guardie rege che in alcune occasioni andarono in soccorso di Baldini.

“Due o tre fascisti mi puntarono la rivoltella intimandomi di alzare le braccia, cosa che io feci immediatamente dichiarando di essere sprovvisto di armi”.

“Dopo un breve intervallo si affacciò da un vano un giovane di aspetto distinti che dopo avermi domandato se io fossi l’on. Baldini ed avuta risposta affermativa mi dichiarò sulla sua parola d’onore che non sarebbe stato tolto un capello alla mia persona, ma che avrei dovuto recarmi al fascio” “ebbi l’impressione di averlo rivisto altra volta senza poter affermare di dove potesse essere, e non ritenendomi in grado di poterlo riconoscere rivedendolo.”

Baldini si rifiuta di recarsi al fascio in quel momento, intervengono delle guardie regie che lo fanno uscire e lo riportano a casa.

Da lì segue preoccupato l’avanzare dell’incendio, ma i soccorsi tardano di almeno tre quarti d’ora: “seppi dai pompieri […] che erano stati impediti dai fascisti di accorrere […] il che poterono fare soltanto per il sopraggiungere delle guardie regie”.

“A questo punto debbo esprimere […] la mia convinzione che da parte delle autorità non si siano prese tutte le disposizioni necessarie […] Debbo aggiungere che i fascisti entrarono per la porta principale che non presentava alcun segno di violenza [e che quindi] dovette essere aperta dall’interno”.

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