COSTRUIRE UNA CITTÀ

Il teatro Alighieri

Il vecchio Teatro Comunitativo

Nel 1702 a seguito della demolizione nel palco nel Palazzo Comunale, fu decisa la costruzione di un nuovo teatro pubblico, il Teatro Comunitativo. Il teatro fu completato nel 1724, su progetto di Giacomo Anziani. Aveva novantasette palchi su quattro ordini, e fu ulteriormente ampliato alla fine del’700. Chiuso definitivamente nel 1852, i suoi locali furono destinati ad altri usi. Prima che lo stabile fosse occupato completamente dalla Camera del Lavoro, nata nel  1900,  l’edificio era quasi interamente a disposizione dell’esercito.

Il nuovo Teatro Alighieri

Ravenna godeva già di una buona cultura teatrale, e fu naturale cercare un nuovo spazio, maggiormente aderente alle accresciute esigenze culturali della comunità. Nel 1830 l’incarico fu affidato a Ignazio Sarti, dal 1827 direttore dell’Accademia di belle Arti. Sarti elaborò un progetto di ristrutturazione del Teatro Comunitativo, prevedendo anche un suo ampliamento verso piazza Marsala. Tuttavia questa idea non venne mai realizzata, e si preferì nominare una commissione con l’incarico di studiare e compilare una proposta per l’edificazione di un nuovo teatro. La commissione scelse di affidarsi ai fratelli Tommaso e Gianbattista Meduna, architetti già famosi per  aver ricostruito l’interno del teatro La Fenice di Venezia. Il loro primo progetto non fu accettato, e nel 1840 ne compilarono un secondo, meno esoso per le casse comunali, che fu approvato.

L’orientamento della facciata era inizialmente previsto verso il Palazzo della Tesoreria, attuale Palazzo delle Poste. Le pitture e le decorazioni della platea e dell’atrio del casino e delle sale adiacenti furono affidate ai pittori Giuseppe Voltan e Giuseppe Lorenzo Gatteri, le decorazioni all’intagliatore Garbato, e le dorature a Carlo Franco,  tutti artisti veneziani scelti personalmente dai fratelli Meduna. La valutazione dei progetti non fu scevra di polemiche: il tema era caro ai ravennati, e faceva facilmente infiammare gli animi dell’opinione pubblica. Ciononostante l’idea del nuovo teatro, al posto della ristrutturazione di quello già presente, veniva incontro anche all’esigenza dell’amministrazione comunale di svecchiare l’aspetto urbanistico e architettonico di Ravenna, fermo da almeno cinquant’anni. La sua edificazione è uno degli interventi architettonici più caratterizzanti per la città nel XIX secolo.  Con i suoi rimandi al più celebre teatro della Fenice, contribuisce all’atmosfera veneziana della città, e viene collocato nella allora denominata Piazzale degli Svizzeri, a pochi passi dal Palazzo Apostolico (ora sede della Prefettura). Per la sua costruzione sono state acquistate dalla Legazione, per poter essere abbattute, diverse case presenti nel luogo. Si trattava infatti di una zona degradata, che l’amministrazione comunale aveva intenzione di riqualificare architettonicamente, anche per la sua posizione centrale, a pochi passi dalla tomba di Dante e dalla piazza comunale. Il teatro materializza le nuove esigenze di cultura e decoro sentite della società ravennate nel corso dell’Ottocento.

La solenne inaugurazione avvenne il 15 maggio 1852, per l’occasione fu rappresentato Roberto e il diavolo di Meyerbeer, la Medea di Pacini e due balli, La Zingara e La finta sonnambula, uno eroico e l’altro di mezzo carattere. Quello stesso giorno il delegato apostolico proponeva l’intitolazione a Dante Alighieri.

Nel corso dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale il teatro subì alcuni danni, come si può leggere nella relazione del 1946 del Genio Civile che accompagna la pratica relativa alla sua messa in sicurezza e riparazione.

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