L’istituto del Confino di Polizia venne introdotto nell’ordinamento italiano nel 1889 come domicilio coatto, e poi stabilizzato come Confino di Polizia nel testo unico delle leggi di pubblica sicurezza del 1931, in piena epoca fascista. La sua attuazione coinvolgeva il Prefetto e la Questura. Venne dichiarato illegittimo costituzionalmente dopo la proclamazione della Repubblica, ma nel frattempo il Regime ne aveva fatto ampio uso per allontanare a scopo preventivo i soggetti ritenuti pericolosi, al di là della loro responsabilità per veri e propri reati, come garanzia per il mantenimento dell’ordine pubblico. Fu naturalmente sfruttato dal Fascismo anche come mezzo di lotta politica: nei documenti qui proposti salta agli occhi la continua commistione, nella descrizione degli individui a cui si voleva infliggere tale misura, della predisposizione alla criminalità comune con la vicinanza a movimenti considerati eversivi.

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