I documenti ci mostrano una specifica attenzione, nel territorio ravennate, per i comportamenti e soprattuto l’abbigliamento dei frequentatori di località balneari. Le regole imposte, ai nostri occhi molto restrittive e sproporzionate, raggiungevano un livello di dettaglio davvero strabiliante, arrivando a specificare le misure minime, in centimetri, del costume da bagno. Siamo a cavallo fra gli anni 40 e 50, e non c’è da stupirsi di questa particolare acribia: una corretta prospettiva storica può rimettere al giusto posto quello che oggi può apparirci per lo meno bizzarro.
Lettera riguardante le misure del “costume da bagno denominato short”, anno 1949
Non dobbiamo neppure pensare che tali restrizioni fossero interamente dettate dalla legge: l’offesa alla moralità pubblica è formulata, per lo meno nell’ordinamento italiano, in modo da adattarsi naturalmente al mutamento dei comportamenti: dicono i giuristi che si tratta di un criterio storico-statistico e non assoluto. Da un punto di vista giuridico il suo compito non è quello di imporre una certa moralità sessuale su tutta la popolazione, ma solo garantire la libertà di non essere esposti, contro la propria volontà, a qualsiasi comportamento che in quel preciso momento storico potrebbe essere offensivo.
Divieti relativi ai comportamenti da tenere nei luoghi balneari, anno 1951
Divieti relativi ai comportamenti da tenere nei luoghi balneari, anno 1952
Divieti relativi ai comportamenti da tenere nei luoghi balneari, anno 1953
Un elemento da tenere in considerazione, in questo caso come in altre materie di cui era responsabile la Questura, è che questo ufficio, oggi con compiti puramente amministrativo-organizzativi, era prima della riforma del 1981 alle dipendenze più o meno dirette del Prefetto della Provincia, non era quindi raro leggere anche un intento di indirizzo più ampiamente sociale e politico nei suoi procedimenti.