L’ARCHIVIO DELLA QUESTURA DI RAVENNA: SPUNTI DI RICERCA

La regolamentazione della prostituzione

Come noto, prima del 1958 la prostituzione era non solo consentita, ma anche strettamente regolamentata. L’ordinamento giuridico francese di inizio ottocento fu il primo, in epoca moderna, a regimentare le case di tolleranza: la legge italiana, voluta da Cavour già nel 1860, ne riprendeva le regole – come quella di essere lontane da chiese e luoghi pubblici, di avere una sola porta di entrata e di uscita, e di tenere le finestre rigorosamente chiuse – cambiò alcune volte a seguito di una diversa sensibilità della classe dirigente, ma si stabilizzò definitivamente nel periodo del fascismo. Al “meretricio” è dedicato tutto il titolo VII del Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza del 1931Le prostitute erano schedate e visitate regolarmente da medici incaricati dalla Pubblica Autorità, che avevano il dovere di denunciare le malattie veneree che riscontravano.

Ad ogni modo non mancava una certa coscienza delle profonde questioni morali riguardanti la dignità della persona: la legge prevedeva un percorso facilitato per le prostitute che desideravano lasciare la professione, e vi era la consapevolezza delle possibilità di sfruttamento, ai limiti della schiavitù, che tale “istituzione” poteva nascondere. Fin dal 1923 la Società delle Nazioni chiedeva ai paesi delle dettagliate statistiche per vigilare sulla cosiddetta “tratta delle bianche” – anche queste rientravano fra i doveri delle Questure – e nel 1948, già trasformata in Organizzazione delle Nazioni Unite, sottolineò la necessità dell’abolizione universale della prostituzioneMa in Italia dovremmo aspettare la legge del 20 febbraio 1958, che prende il nome dalla senatrice socialista Lina Merlin.

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